Terzo giorno Domenica 5 giugno
La scienza del mondo che verrà, tema della quinta edizione del CICAP Fest, porterà l’umanità sempre più a stretto contatto con altre forme di intelligenza: quelle artificiali rappresentate da robot e algoritmi – alle quali il festival della scienza e della curiosità ha dedicato diversi appuntamenti – ma anche le forme di intelligenza naturali e non umane delle quali ha parlato, domenica mattina, il filosofo Paolo Pecere: parliamo non solo di animali relativamente simili a noi, come scimpanzé o altri primati, ma anche di meduse, api e persino di piante. Tendiamo non solo ad accentuare le somiglianze, ma anche a proiettare caratteristiche umane, a “disneyzzare” esseri viventi che diventano quasi personaggi di un film d’animazione. Se questo processo è per certi versi inevitabile, dobbiamo mantenere una certa cautela e sforzarci, ad esempio, di non dare per scontato che l’intelligenza si accompagni sempre con la consapevolezza di sé.
Una cautela nell’umanizzare altri tipi di intelligenza che ritroviamo anche per robot e computer: come ha ricordato l’astrofisico Roberto Trotta durante l’incontro “Scelte intelligenti? Come l'AI entra nella nostra vita”, al momento l’intelligenza artificiale è molto potente e ha già importanti applicazioni nella ricerca scientifica, ma è estremamente specializzata, sa fare molto bene il compito per cui è stata creata ma non altri, al contrario della “intelligenza generalista” umana. Il che però non la rende meno pericolosa, quando influenzano le nostre decisioni o addirittura le prendono al nostro posto. In proposito la filosofa Diletta Huyskes ha ricordato quanto accaduto nei Paesi Bassi, dove per anni un algoritmo ha escluso numerose famiglie da misure di sostegno su base discriminatoria, senza che nessuno vigilasse sull’operato di quell’algoritmo. Gli algoritmi devono essere un aiuto nel prendere scelte, non costituire interamente il processo decisionale, ha concluso Huyskes. All’incontro ha anche partecipato Paolo Dario, ingegnere e pioniere della robotica italiana nonché autore, con Giuseppe Anerdi, del libro 'Compagni di viaggio’ (Codice), presentato ieri e dedicato appunto ai robot sempre più presenti nella nostra vita. Siamo infatti entrati nell’epoca della “robotica collaborativa”: i robot non devono più restare chiusi in gabbie ma possono interagire, in sicurezza, con gli esseri umani e questo a livello sociale apre numerose opportunità. Ma a livello europeo, secondo Paolo Dario, c’è un atteggiamento troppo difensivo su robotica e intelligenza artificiale che rischia di penalizzare la ricerca.
La scienza del mondo che verrà, tema della quinta edizione del CICAP Fest, porterà l’umanità sempre più a stretto contatto con altre forme di intelligenza: quelle artificiali rappresentate da robot e algoritmi – alle quali il festival della scienza e della curiosità ha dedicato diversi appuntamenti – ma anche le forme di intelligenza naturali e non umane delle quali ha parlato, domenica mattina, il filosofo Paolo Pecere: parliamo non solo di animali relativamente simili a noi, come scimpanzé o altri primati, ma anche di meduse, api e persino di piante. Tendiamo non solo ad accentuare le somiglianze, ma anche a proiettare caratteristiche umane, a “disneyzzare” esseri viventi che diventano quasi personaggi di un film d’animazione. Se questo processo è per certi versi inevitabile, dobbiamo mantenere una certa cautela e sforzarci, ad esempio, di non dare per scontato che l’intelligenza si accompagni sempre con la consapevolezza di sé.
Una cautela nell’umanizzare altri tipi di intelligenza che ritroviamo anche per robot e computer: come ha ricordato l’astrofisico Roberto Trotta durante l’incontro “Scelte intelligenti? Come l'AI entra nella nostra vita”, al momento l’intelligenza artificiale è molto potente e ha già importanti applicazioni nella ricerca scientifica, ma è estremamente specializzata, sa fare molto bene il compito per cui è stata creata ma non altri, al contrario della “intelligenza generalista” umana. Il che però non la rende meno pericolosa, quando influenzano le nostre decisioni o addirittura le prendono al nostro posto. In proposito la filosofa Diletta Huyskes ha ricordato quanto accaduto nei Paesi Bassi, dove per anni un algoritmo ha escluso numerose famiglie da misure di sostegno su base discriminatoria, senza che nessuno vigilasse sull’operato di quell’algoritmo. Gli algoritmi devono essere un aiuto nel prendere scelte, non costituire interamente il processo decisionale, ha concluso Huyskes. All’incontro ha anche partecipato Paolo Dario, ingegnere e pioniere della robotica italiana nonché autore, con Giuseppe Anerdi, del libro 'Compagni di viaggio’ (Codice), presentato ieri e dedicato appunto ai robot sempre più presenti nella nostra vita. Siamo infatti entrati nell’epoca della “robotica collaborativa”: i robot non devono più restare chiusi in gabbie ma possono interagire, in sicurezza, con gli esseri umani e questo a livello sociale apre numerose opportunità. Ma a livello europeo, secondo Paolo Dario, c’è un atteggiamento troppo difensivo su robotica e intelligenza artificiale che rischia di penalizzare la ricerca.