Giugno
Sab 04
10:15 - 11:15
AULA E | Palazzo del Bo
Con Tiziana Catarci
Introduce Agnese Sonato
In collaborazione con Assindustria Venetocentro
Le tecnologie digitali hanno la potenzialità di migliorare la vita degli esseri umani, per esempio sollevandoli dai lavori intellettuali più monotoni e ripetitivi, lasciando maggior spazio alla creatività e alla qualità del lavoro e della vita in genere. Possono essere strumenti efficaci per supportare e in qualche misura aumentare le capacità umane, superare i limiti legati alla fisicità e alle abilità individuali, permettendo a chiunque di poter ottenere migliori risultati, in minor tempo, con minor fatica e consumo di risorse. Tuttavia, ci sono rischi importanti legati ad un uso indiscriminato delle tecnologie. A cominciare dal cosiddetto “digital divide”, con le sue sfaccettature economiche, sociali, culturali, di genere, la distanza tra chi subisce la tecnologia e chi la sfrutta al meglio. Per non parlare dei pregiudizi insiti nei dati, che gli algoritmi di apprendimento automatico possono facilmente perpetuare e amplificare, contribuendo così a creare un mondo segnato da pregiudizi e diseguaglianze, dominato da un pensiero comune e in cui la diversità è destinata a scomparire. La diversità è a rischio anche, se non soprattutto, perché la trasformazione digitale è fatta in larga misura da uomini con una visione abbastanza omologata, ed è segnata da una drammatica disparità di genere ed etnia. Per fare un esempio, in USA le donne hanno conseguito il 28,5%, il 25,1% e il 18,1% di tutti i titoli di laurea in informatica di primo livello rispettivamente nel 1995, 2004 e 2014. Quindi la percentuale femminile di laureate in informatica è diminuita di 10 punti percentuali in venti anni, anni che, al contrario, hanno visto la costante crescita e diffusione delle tecnologie digitali. Queste basse percentuali sono confermate dai dati raccolti in tutti i paesi europei. Al contrario, le tecnologie dell’informazione hanno un potere trasformativo e potrebbero fungere da catalizzatore per l'empowerment delle donne. Per questo è necessario far percepire alle ragazze che il digitale non è per pochi nerd che vivono pestando tasti, rintanati in stanze buie, ma è lo strumento per cambiare il mondo.
Con Tiziana Catarci
Introduce Agnese Sonato
In collaborazione con Assindustria Venetocentro
Le tecnologie digitali hanno la potenzialità di migliorare la vita degli esseri umani, per esempio sollevandoli dai lavori intellettuali più monotoni e ripetitivi, lasciando maggior spazio alla creatività e alla qualità del lavoro e della vita in genere. Possono essere strumenti efficaci per supportare e in qualche misura aumentare le capacità umane, superare i limiti legati alla fisicità e alle abilità individuali, permettendo a chiunque di poter ottenere migliori risultati, in minor tempo, con minor fatica e consumo di risorse. Tuttavia, ci sono rischi importanti legati ad un uso indiscriminato delle tecnologie. A cominciare dal cosiddetto “digital divide”, con le sue sfaccettature economiche, sociali, culturali, di genere, la distanza tra chi subisce la tecnologia e chi la sfrutta al meglio. Per non parlare dei pregiudizi insiti nei dati, che gli algoritmi di apprendimento automatico possono facilmente perpetuare e amplificare, contribuendo così a creare un mondo segnato da pregiudizi e diseguaglianze, dominato da un pensiero comune e in cui la diversità è destinata a scomparire. La diversità è a rischio anche, se non soprattutto, perché la trasformazione digitale è fatta in larga misura da uomini con una visione abbastanza omologata, ed è segnata da una drammatica disparità di genere ed etnia. Per fare un esempio, in USA le donne hanno conseguito il 28,5%, il 25,1% e il 18,1% di tutti i titoli di laurea in informatica di primo livello rispettivamente nel 1995, 2004 e 2014. Quindi la percentuale femminile di laureate in informatica è diminuita di 10 punti percentuali in venti anni, anni che, al contrario, hanno visto la costante crescita e diffusione delle tecnologie digitali. Queste basse percentuali sono confermate dai dati raccolti in tutti i paesi europei. Al contrario, le tecnologie dell’informazione hanno un potere trasformativo e potrebbero fungere da catalizzatore per l'empowerment delle donne. Per questo è necessario far percepire alle ragazze che il digitale non è per pochi nerd che vivono pestando tasti, rintanati in stanze buie, ma è lo strumento per cambiare il mondo.